Khvicha Kvaratskhelia
The Future is Unwritten
TEAM: Napoli – LEGA: Serie A
NATO: 12/02/2001
ALTEZZA: 1,83
NAZIONALITA’: Georgia
RUOLO: Ala sinistra
VALORE DI MERCATO: 15 mln € (Fonte Transfermarkt.it)
VALUTAZIONE SKILLTOMYLOU:
ITEM QUANTITATIVI
ELEMENTI SIGNIFICATIVI
L’ambizione è nel calcio di Khvicha Kvaratskhelia.
Dall’esordio a sedici anni con la Dinamo Tblisi al premio di rookie dell’anno in Prem’er Liga appena diciannovenne, il modo di prendersi i riflettori sul campo è sempre stato caratterizzato dall’ambizione della sua forma.
Kvaratskhelia fonde una fisicità impattante – distribuita equamente tra upper e lower body che conferisce alla sua figura armonia e leggerezza nonostante il “peso” – ad una predisposizione quasi ossessiva, seriale, a dribblare, spettacolarizzare ogni giocata, a sfidare e spezzare in solitaria interi blocchi difensivi. Il suo è un calcio coraggioso e d’assalto tanto quanto imprevedibile e problematico per chi lo affronta: ambidestro e con svariati pattern nell’uno vs uno, rappresenta una continua minaccia ad ogni altezza del campo proprio per la capacità di diventare di difficile lettura dalla surplace e di essere devastante nella conduzione in campo aperto.
Ed è proprio in campo grande che Khvicha alza il sipario e mette in scena il suo atto migliore: con un’estrema aggressività offensiva riesce ad inclinare il campo trattandolo come una tavolozza poggiata su una ruota, con una tensione verticale manifestata in ogni accelerazione, con una corsa che riesce a nutrire di potenza per tutta la durata della conduzione, costellando la progressione di violenti cambi di direzione.
Conduzione che esalta un altro aspetto ambizioso del suo calcio. Non la potenza a discapito della velocità, non la velocità ai danni del comfort con cui tratta il pallone, ma la simbiosi tra aspetto meccanico e tecnico: la padronanza del pallone, l’uso del footwork, il dominio del corpo in corsa, sembrano tutti elementi disposti con bassa entropia all’interno del sistema calcistico di Khvicha. C’è poco – o forse tanto – da discutere sulle sensazioni che lascia il georgiano, perché appare inevitabile associare al suo modo di picchiare il campo un’inevitabile iper-stimolazione.
Ma con l’arrivo a Napoli giunge anche il momento del confronto con un palco più importante, una platea – mediatica e non – più esigente, ed una lega realmente competitiva. Usato principalmente (in nazionale, nel Rubin Kazan e di recente con la Dinamo Batumi nell’1433/14231) nel ruolo di ala sinistra, Khvicha è spendibile in entrambe le zone laterali offensive del campo proprio per la capacità – descritta precedentemente – di avere un’alta diversificazione nelle sue giocate offensive.
Schierato a sinistra, ha dimostrato attitudine a prendersi con scioltezza le tracce interne del campo partendo da zone decentrate, riuscendo a sfidare le zolle più congestionate del campo – grazie ad uno skillset che gli permette fluidità e rapidità anche nello stretto – mirando a convergere o verso i riferimenti offensivi centrali o per andare a prendere in autonomia la chiusura dell’azione, mentre appare meno a suo agio nello stazionare negli half-spaces, spalle alla porta, offrendo un volume qualitativo minore in termini di regia corta, ma non perdendo tuttavia peso in termini di assistenza e key passes nell’ultimo quarto di campo. Schierarlo a destra non ne altera particolarmente l’efficacia: potendo contare su un’alta confidenza con entrambi i piedi, non ha particolari problemi nella predisposizione del corpo anche quando si tratta di prendersi il corridoio restando sullo stesso binario, e, anzi, il suo elevato grado di incisività offensiva potrebbe garantire corrente continua in una zona di campo che il Napoli di Spalletti usa per dare sia ampiezza in fase di disposizione posizionale sia per elettrizzare costantemente quel lato in fase “reattiva”.
Se fino ad ora parlare del calcio di Kvaratskhelia è sembrato un giro sulle montagne russe, a fine corsa è necessario fare i conti con quali sono le mancanze che – parlando di un 2001 – consistono in necessari ed inevitabili salti personali in un discorso di adattamento ad un calcio più complesso.
Con dieci gol e dieci assist in due stagioni e mezzo in Russia (tenendo fuori dal discorso il campionato georgiano in cui sta praticando un altro sport), lontano da un contesto non qualitativamente elevato per proposta e supporting cast, è chiamato sicuramente ad alzare il suo score per garantire un maggior volume offensivo anche in fase di conversione. Si parla di contesto perché esaminandone le capacità balistiche ed analitiche non si palesano particolari lacune coordinative in quanto non appare monotematico nelle soluzioni, riuscendo a variare le esecuzioni in base alle circostanze, cambiando sia piede sia tipologia di battuta, ma mantenendo potenza ed una buona precisione nel tiro. Forse, il limite nel suo pensare realizzativo risiede in un’ancora poco spiccata propensione ad intendere definitivamente l’aspetto conclusivo del gioco in virtù della porta.
Oltre al dato realizzativo, andrà considerato anche il suo grado di adattabilità al contesto Napoli sia dal punto di vista dell’interpretazione individuale (confronto con avversari più competitivi) sia da quello della comprensione di un livello superiore di quesiti tattici, ponendo una versione di sé stesso meno individualista e più associativa. È un calciatore che fino ad ora ha dimostrato una tendenza all’isolazionismo in campo, dettato sicuramente dalla consapevolezza delle sue doti di ball keeping, dell’aspetto risolutivo e talentuoso del suo modo di intendere la fase offensiva, ma che spesso finisce con rappresentarne un difetto sul quale creare uno step costruttivo.
Ripercorrendo velocemente la fase puberale della sua carriera, sembra di intravedere – in alcuni aspetti anche in modo netto – un calciatore che per il suo modo di rapportarsi al campo porta intrinsecamente un alto volume di xT un filo teso lungo il quale risalire il campo in modo famelico, e appare chiaro come un dribblatore tecnico con importanti doti atletiche, capace di ribaltare velocemente il fronte e di creare costantemente superiorità ad ogni altezza del campo, portato quindi anche ad un calcio più “diretto”, sia strettamente collegato all’idea del Napoli (dimostrata già nella stagione appena conclusa) di affiancare al traino offensivo un vagone capace di stare al passo, di determinare maggiormente nelle fasi di post transizione, che garantisca un altro grado di performance atletica sia in fase di pressing che di contesa sulle “pallate” (espressione cara a Spalletti), ma che allo stesso tempo riesca a fare da detonatore, grazie all’aspetto pregnante del suo essere calcistico (scavalcare gli avversari) contro squadre schierate in blocco basso.
Per nutrire l’ambizione del suo ego calcistico, Khvicha necessità di ambire al coraggio di non rendere eccessivamente miti i suoi punti di forza – esaltanti ma con una dose di rischio di sterile overlapping – in favore di un’auto gestione che potrebbe negargli la possibilità di esprimere in modo determinante il suo importante potenziale. E poi, l’attuale contesto storico trasuda ambizione: arrivare a Napoli nel momento in cui abdica Lorenzo Insigne che per dieci anni ha tiranneggiato ed illuminato quella zona di campo, porta inevitabilmente con se l’ambizione di poterne esserne all’altezza.
Puntare l’avversario dalla surplace rischia comportare una facile lettura per via della “staticità” dell’azione. Discorso che Kvara riesce a trasformare in un punto di forza: il suo modo di sterzare violentemente, ed il fatto di poter far affidamento su entrambi i piedi, mette l’avversario nella difficile scelta di dover o meno battezzare una zona d’uscita del dribbling. Diventa complesso posizionarsi, e diventa ancora più complicato recuperare posizione in quanto l’utilizzo della sua importante fisicità rende Kvara complicato da “tenere”, rendendolo un calciatore difficilmente marcabile nell’uno vs uno.
VALUTAZIONE SKILLTOMYLOU: